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sabato 18 febbraio 2012

SETE MARI VENETI

Su le trace dE GUIDO ROSADA rivisitazion critica De Paoli Renato (prima parte)

PLINIO., Naturalis historia, libro III, 119-120;

I Septem Maria

L. BOSIO, I Septem Maria, in “Archeologia Veneta”, II, 1979, pp. 33-44.

Tacito:

su quantum inter Padam Alpesque camporum et urtium,

che veniva a costituire, il

florentissimam Italiae latus (31).

LAX - LATO - LAXO - LAGO - FIORENTISSIMO

(31) TACITO ., Hist., II, 17, 1. Per « l'arcipelagp endolagunare situato ai piedi delle Alpi » ed esteso « fino al fondo dell'Adriatico e alle Legioni vicine », cfr. STRABO, II, 5, 29, 128.

DALL'AGLIO, La così detta "Via Aemilia A Itinate ", 1992. Secondo la Scarpa, Strabone alluderebbe 'ad una via Bologna

Ostilia - Verona - Vicenza - Bassano - Montebelluna -Conegliano - Sacile - Fontanafredda' (SCARPA BONAZZA B., Concordia Romana, 1978, p.l23, nota 378).


Livio (Ab urbe condita,Libro X, 2, 4-15) narra la fallita invasione di Cleonimo SECOLO IV A.C. (NOBILE GRECO IN CERCA DI FORTUNA NEI LIDI INTERNI INTORNO A ESTE fra gli

"stagna...inrigua aestibus marinis" contigui all'"ostium fluminis praealti" del Medoaco (c. 25 a.C.) -,

non è stata mai interrogata nel suo pregnante significato

non a caso le Alpi delimitano "un golfo" endolagunare LAX VENE XK).

ALPI E' IL PLURALE DI = AL PO = SINGOLARE AL PI = PIU' DI UNO


Sono in realtà i concetti all'interno dei quali si trasmettono lettere e informazioni " STRA BONE " degli antichi, a cominciare da Polibio che cita gli storici a lui precedenti perché vedevano le Alpi come inaccessibili, aspre (33), ma ugualmente avverte che le stesse sono state spesso varcate dagli eserciti dei Celti e che numerose tribù vi hanno sede (34); del resto esse sono pure una sorta

« di acropoli rispetto alla penisola Italiaca tutta » (35). Da quest'ultima definizione polibiana trae sicuramente spunto Livio per affermare che « le Alpi sono i bastioni non solo della penisola, ma della stessa civiltà Latina; ed è dall'alto di queste che Annibale mostra ai suoi i fertili (beneficati dal limo) paleo AVI PO» (36).


(32) STRABO, II, 5, 28, 128; V, 1, 3, 210-211.
(33) POLYB., III, 47, 9.
(34) POLYB., III, 48, 5-7. SU altri piani cir. anche HORAT., Carm., IV, 14, 10-12 e PLIN., Nat. hist., III, 136-137 (per le popolazioni alpine sottomesse da Augusto).
(35) POLYB., III, 54, 2-3. Cfr. CATO, Orig., frg. 85, in Historicorum Romanorum Reliquiae, a cura di H. Peter, I, Lipsiae 1914 2 (rist. Stutgardiae 1967).
(36) LIV., XXI, 35, 8-9.
Le Alpi sono tuttavia bastioni del tutto particolari, come si avvertirà in seguito, che, oltre a presentare valichi e passaggi soprattutto praticabili nel settore orientale del sistema, non hanno mai costituito nel loro complesso una valida ed effettiva linea di difesa.

E in realtà da sempre la strategia difensiva per quanto riguarda la penisola italiana si è giocata "al di qua" della catena alpina, nei PALO AVE I del PO - ERIDANO - PADUS - PADUM - (cir. P. UGOLINI, La formazione delsistema territoriale e urbano della Valle Padana, in Storia d'Italia. Annali. 8. Insediamenti e territorio, Torino 1985, p. 166 ss. - Anna Maria Ronchin Il tempo della Dea 2006 EDAR Vicenza).


viam Claudiam Augustam quam Drusus pater Alpibus bello patefactis derexerat munit a/o Altino

( o a flumine Pado) usque ad fiumen Danavium (42).

(42) CIL, V, 8002-8003 ( = IBR, 465). Sui miliari cfr. G. WALSER, L impegno dell imperatore Claudio nella costruzione delle strade (1980), Bologna 1982, P. 28 SS.; A. DONATI, Alpibus lhello patoiactis, « Historia », Einzelschriften-Heft 60, 1989, PP. 21-24; sulla Claudia Augusta cfr. da ultimo L. BOSIO, Le strade romane della Venetia e dell'Histria, Padova 1991, pp. 133-147 (ivi bibliografia precedente).

se non anche a quelli attorno al Venetus lacus - Costanza (53) o ai Venetalani, un gruppo del Lazio già scomparso ai tempi di Plinio il Vecchio (54).
(53) MELA, III, 2, 24.
(54) PLIN., Nat. hist., III, 69.

(si pensi in proposito alla valenza che assume lo sviluppo del sistema portuale veneto), c'è ormai, come è noto, un'ampia letteratura recente, alla quale conviene rimandare (55).

Voglio soltanto sottolineare il valore che in un simile quadro

fisiografico assumeva il fenomeno delle maree, (alta e bassa quattro volte al giorno) perché era un fenomeno che colpiva molto l'attenzione degli antichi scrittori,geografi, poeti al punto che lo si trova trasversalmente ripreso da Vitruvio a Livio, a Strabone, a Claudiano, a Procopio, a Cassiodoro e fin'anche a Paolo Diacono (56).

LA TANTA ACVA UNIA DA MANTOA COL MINCIO PO ERIDAN - AESIS - CHE TRI DRENTO METEA ACVA E TRI VEN ZO E MILE (COME SE CIAMA ANCA ANCO') MILE RIVOLI- HOSTILIA - HOS TILIA - HOSTIUM - FOCE -OSTILIA OSTIGLIA è d'altra parte questo continuo alternarsi di flusso e deflusso garanzia della salubrità eccezionale (incredibilis) delle ACVA SACRA che si situavano MANTO A VERONA, LE ISOLE SPAMPINE' - ADRIA - circum Altinum, Ravennam, Aquileiam e insieme di una attività di pesca, CACCIA , USI CIVICI, TRANSUMANZE, largamente praticata e praticabile, NELL'ENDOLAGUNA PROTETTA DA LIDI SABBIOSI E IN COMUNICACAZIONE CON BARCHE (non soggetta ai guasti causati dall'acqua stagnante PROVOCATI DA LE ROSTE PER ESEMPIO A GUATALLA = GUASTA L'ACVA); era (MA POTREBBE RITORNARE ANCORA IN POCO TEMPO)un DEL TUTTO naturale che consentiva LA NAVIGAZIONE AI PORTI DIFFUSI ANCHE Se CON bassi fondali, che dobbiamo credere diffusi suLLA vastA superficiE ENDOLAGUNARE, E NON SOLO NEL RISTRETTO ambito lagunare ATTUALE(57);l'ACVA, allo stesso tempo consentiva ALLE BARCHE E ALLE NAVI, anche di imboccare la foce dAL MARE INTERNO che PERMETTEVA ALL'ESTESISSSIMA ENDOLAGUNA Adrianorum DI USCIRE ALLA BISOGNA NELL'OCEANO APERTO.

L'ENDOLAGUNA (ESTESISSSIMA) AVEVA VARIE IMBOCCATURE O BOCCHE O BOLGE CHE PERMETTEVANO ALLE BARCHE di risalirli, secondo le diverse condizioni di navigabilità ( verso I PORTI più internI della decima Legio - REGIO: « LE ISOLE IN TERA FERMA' DA PALI SE NO COREA VIA TUTO>> così, per riprendere una felice espressione di Procopio, « si rendeva navigabile in pieno continente (ENDOLAGUNA) ». Insomma
le maree, che erano già di per sé un evento straordinario, assumevano caratteristiche assai più rimarcabili negli spazi racchiusi della laguna immensa dai paleoalvei dell'Adda al TIMAVO - TRI AVO - (che NELL'ADRIANUS E - adriese - prendevano anche il nome di SETE mari a), tanto che, stando alle parole di Strabone e di Paolo Diacono, potevano venire correlate addirittura
« agli stessi fenomeni dell'oceano(MARE ADRIATICO) ».
E naturalmente ciò prende ancor più evidenza NELLA X Legio,

« soprattutto nella parte abitata dai Veneti »,PER MEZZO DI PALAFITTE in cui

« l'intero ARCI PELAGO abbonda di ACUA eD E' UN IMMENSO LAGO - LAX VENE X K - ENDOLAGUNA »,

come dice sempre Strabone (59), al quale si aggiunge in seguito Servio, che in proposito ribadisce la presenza di una riccHEZZA INFINITA DI ACQUA affermando che proprio perché

fluminibus abundans la pleraque pars Venetiarum

era favorita « per le necessità del commercio, della caccia e pure delle colture dei campi » (60). Si viene a sapere dunque che anche per I TRASPORTI D'ACQUA ERANO UTILI PER TRASPORTARE I PRODOTTI ANCHE scopi agricoli, (MA ANCHE IL LEGNAME DELLA SELVICULTURA SI SPOSTAVA GALLEGGIANDO DI PORTO IN PORTO VEDI LEGNA GO - LEGNAGO PORTO ESEMPIO CON LE FAMOSE ACCISIE = INCISE = TASSE SUL PEDAGGIO DEL LEGNO) in molti casi, ci si poteva o doveva spostare ANCHE utilizzando barche (ovviamente adatte alla bisogna, planis alveis, o come le lintres) E IL LEGNAME UNITO IN ZATTERE DIVENTAVA ESSO STESSO IMBARCAZIONE ADATTA SIA A NAVIGARE, ESSERE GUIDATA CON APPOSITI TIMONI A MANUBRI E TRASPORTARE PERSONE E COSE, CON PERSONE SPECIALIZZATE IN QUESTO MESTIERE CHE percorrendo itinerari DA LORO CONOSCIUTI , SULL'ACQUA , per bassi fondali o lungo fiumi (i vada stagnorum di Livio) (61). Sono le stesse ROTTE d'acqua che, assieme a ROSTE ALZARI e altre opere artificiali, ritroviamo puntualmente citate da Vitruvio e da Strabone (62), « per cui da una parte lE iSOLE vENGONO drenatE PER FAR SPAZIO ALLA coltivaZIONE, dall'altra viene SALVAGUARDATO L'ATTRACCO, IL PORTO , LO SQUERO, PER GARANTIRE LA FACILE, PRATICA, REDDITIZIA navigazione » SALVAGUARDATA E TUTELATA PRIMARIAMENTE FINO AL 1797.

(55) Cfr. da ultirni (ivi la bibliografia precedente) i testi citati supra a n. 5.
(56) VITR., Dearch., I, 4, 11-12; LIV., X, 2, 5-6; STRABO, V, 1, 5, 212; 7, 213-214; CLAU DIAN., Carrn., XXVIII, 494-499; PROCOP., De b. Goth., I, 1, 16-23; CASSIOD., Var., XII, 24; PAUL. DIAC., Hist. Lang., I, 6.
(57) Cfr. HERODIAN., VIII, 6-7.
(58) STRABO, V, 1, 8, 214.
(59) STRABO, V, 1, 5, 212.
(60) SERV. auctus, In Georg. I, 262.
Per i tipi di imbarcazione cfr. M. BONINO, Barche e navi antiche tra Aquileia e Trieste in Grado nella storia e nell'arte, « Antichità Altoadriatiche » XVII, 1, 1980, PP. 57-83 (e bibl. ivi) e insieme G. UGGERI, La navigazione interna della Cisalpina in età romana, in Vita sociale, artistica e commerciale di Aquileia romana, « Antichità Altoadriatiche », XXIX, 2, 1987, PP. 305-354; ID., Aspetti archeologici della navigazione interna della Cisalpina, in Aquileia e l'arco adnatico, cit. a n. 5, PP. 175-196.
(61) LIV., X, 2.
(62) VITR., Dearch., I, 4, 11-12; STRABO, V, 1, 5, 212. SU queste fonti cfr. BOSIO, Note per una propedeutica, cit. a n. 8, PP. 95-126, MUSEO NAVALE VENEZIA, MUSEO CERVARESE SANTA CROCE (PD), MUSEO RAMBOTTI, MUSEO NAVIGAZIONE INTERNA BATTAGLIA PADOVA SCUOLA NAVIGAZIONE INTERNA GOVERNOLO - MANTOVA -


All'epoca di Catullo, come è noto, la stessa isole di Verona (ricorda una per tutte piazza isolo) mostra molte sue acue interessate dalla vasta ENDOLAGUNA unita da acua per barche a fondo piatto a da palo (cava palus), da ISOLE CIRCONDATE e difese DA ACQUA e non penetrabili dal lato fangoso (lutum, grave caenum) e acquitrinoso (lacus) (64)
(64) CATULL., XVII, 4, 9-11, 25. Cfr. A. CORSO, Amliiente e monumenti della Cisalpina in Catullo, « Aquileia Nostra », LVII, 1986, CC. 583-584.

Per l'irrigazione naturale basti ricordare quanto si legge in Virgilio:

« Che dire poi di chi, dopo la semina, di propria mano rıfà ıl lavorato e rompe i cumuli infecondi di terreno arido e poi porta sul seminato l'acqua corrente con i suoi rigagnoli? e, quando il campo seccato brucia e le erbe muoiono, fa scatutire l'onda dal ciglio di un sentiero inclinato?. . . che dire. . . di chi drena l'acqua per allargare l'isola sottraendo all'acqua quello che da sempre fu solcato da barche a fondo piatto con palo? POI per mezzo dELLA sabbia che SI estrae dall'acqua, alza le rive e fa si che le isole assorbano meglio e siano asciutte? Soprattutto se, nelle variazioni stagionali, NEL variare della quantità d'acua nel tempo, ci sono stagioni in cui l'acqua esce dalle alzare e ricopre con la sua coltre di limi i PALO AVI e poi finita la stagione delle piogge, le isole ne sono ricoperte all'intorno e nelle bocche si formano enormi "poce" "lagoni" che ci fanno godere nella loro tiepida acqua il piacere de ogar? » (67).


(67) VERG., Georg., I, 104-117. Cfr. anche ibid. II, 207-211. Sulle bonifiche nell'antichità e sulla cultura a essa sottesa si vedano da ultimi R. CHEVALLIER Geografia, archeologia e stoHa della Gallia Cisalpina. 1. Il quadro geografico (1980), Torino 1988, P. 282 S. e G. TRAINA, Paludi e /~onifiche del mondo antico. Saggio di archeologia geografica, Roma 1988.

Ci sono anche i richiami di natura suggestiva la « villalam palustrem, coperta di frasche di giunco e di fasci di carici » (68).

(68) Append. Vergilio., Priap., 3, 1-4:

Runc ego, o iavenes, locum villalamque palustrern

tectam vimine iunceo caricisque maniplis,

quercus arida. . ./nutrior. . .


Per lo sfruttamento delle terre e l'approntamento di "infrastrutture" nelle province e in particolare della Britannia cfr TAC., Agr., 31
(!« . . .il lavoro di un anno nei campi è il frumento che bisogna consegnare » ai Romani, n.d.r.—
« e anche il nostro corpo e le nostre braccia si logorano, tra bastonate e insulti, a costruire strade per loro in mezzo nelle acque da palo e nelle foresta. . . >>).

E non vi è dubbio che un ulteriore significato strategico logistico veniva offerto alla regione in mediterraneo (interna) (69) del settore nord orientale della pen’isola dalla presenza di quel gran numero di fiumi e corsi d'acqua che collegavano interno ad esterno, acqua estesa interna e rivierasca e di cui Plinio ci fornisce la testimonianza più completa (70). Tra tutti importante, perché "serviva" l'intera Transpadana, era il

Padus, quem Italiae soli fiavioum regem dicunt (71);

era infatti la sua acqua che garantiva, con le sue infinite diramazioni deltizie, un' intenso rapporto dinamico, economico e funzionale tra le Isole Sparse una vicina all'altra nel LAX VENE X K racchiuse nel mare (interno ai lidi sabbiosi) e poi le barche e le navi potevano raggiungere gli aperti lidi (esterni) sull’Oceano Adriatico.
Così definito "fructuosus" (72) proprio per la qualità di rotte navali e di barche che permettono la comunicazione sicura, veloce e lo spostamento di gran quantità di generi e di persone in maniera affidabile sia in tempi di pace sia in quelli di guerra(in caso di guerra, per esempio, l"'hinterland" si riforniva del necessario per la sussistenza dal mare (interno) ma anche dall'Oceano, utilizzando imbarcazioni, naves, capaci di portare anche in risalita del fiume).
Senza contare le acque interne lacustri, quali quelle afferenti alla Legione e lago BENACESE , sono certamente i PALO AVI /E che la natura feconda abbondante e provvidenziale rende quaest'acqua fluviale capace di costituire una solida e articolata nervatura che riconduce a una unità d'insieme le rilevanti differenze morfologiche e di paesaggio naturale presenti nella decima Legio. Sono in realtà collegamenti su rotte d'acqua ches'innervano in mezzo alla foresta planiziale che tutto collegano e tutto tengon ben diviso e attraverso questo unico sistema di "PORTO VENETO" tutto è tramite e tutto si raccorda (tra il mare interno e le Isole Interne e l'Oceano esterno adriatico con le Isole Esterne Adriatiche, Istre, Dalmate, Ionie, etc. ) su cui è certo sostanzialmente basarsi la fisionomia omogenea della DECIMA LEGIO - REGIO che altrimenti omogenea non è, neppure e specialmente a livello etnico, anche l'ultimo comando è ancor oggi di tre stitpi VENETE HENETE ENETOI CHE IMPERANO SU ALTRE QUATTRO, COME SPIEGA VIRGILIO.

(69) STRABO, V, 1, 5, 212; PLIN., Nat. hist., III, 130; PTOL., II, 8, 7; III, 1, 28-30.
(70) PLIN., Nat. hist., III, 117-121, 126-129 e n. 63.
(71) IORDAN., Get., XXIX, 150. Cfr. VERG., Georg., I, 482.
(72) POLYB., II, 16, 6-15; III, 75, 2-3; LIV., XXI, 57,5; STRABO, IV, 6, 5, 203-204; V, 1, 5, 212; MELA, II, 62-64; PLIN., Nat. hist., III, 123; CASSIOD., Var., IV, 45; S. AMBROSIUS, Hexaem., II, 3, 12. Cfr. CHEVALLIER, Geografia, cit. a n. 67, PP. 134 SS., 160 S.; M. CALZOLA Rl, 11 Po tra geografia e storia, << Civiltà padana », I, 1989, PP. 13-43.

E’ nella Venetia in particolare, di essa tuttavia ci si doveva (MA NACHE OGGI) "appropriare" per mezzo di una "normalizzazione" sistematica, senza trascurare il potenziamento delle cosiddette infrastrutture e di ogni PORTO, CIAVE, BOCA, PONTE, PORTA, comunque funzionale della DECIMA LEGIO - REGIO .

Ora pare anche indubbio che a un siffatto sforzo volto alla "razionalizzazione" e alla progressiva trasformazione del paesaggio, non dovette essere disgiunto neppure uno sforzo di

trasformazione più sottile,(COME OGGI E SPECIALMENTE NEGLI ULTIMI DUECENTOUNDICI ANNI) di stampo "ideologico-culturale", così come altrove l'ho definito (76).

Soltanto in una tale prospettiva infatti si può spiegare, a mio avviso, quella straordinaria fioritura di cultura latina che si sviluppò nella decima regio, segnatamente nel cuore della Venetia, tra I sec. a.C. e I d.C., al punto da produrre, oltre al poeta novas veronese Catullo, i massimi cantori "ideologici" del principato augusteo e insieme del mito e dell'idea di Roma, un altro poeta, il mantovano Virgilio, e uno storico, il patavino Livio (77)

(76) Cfr. G. ROSADA, Funzione e funzionalità della Venetia romana: isole , insule, mare INTERNO, OCEANO ESTERNO, ACQUA, fiumi, come risorse per un'egemonia espansionistica, PER Misurare QUANTO SI RIUSCIVA A CONQUISTARE TERRA ALL' ACQUA PER FAR centuriazionI e ACCONTENTARE "GLI INGORDI COLONI" SCRIVE VIGILIO, ASSAI NUMEROSI QUELLI MANDATI QUI ANCHE AL TEMPO DEL MONDO romano. Il caso veneto, Modena 198,4, p. 34.
(77) A questi, altri autori si potrebbero ancora aggiungere che sembrano complessiva mente confermare l'aura particolare che si doveva vivere nella Venetia del I sec. a.C. Cfr. G. ROSADA, IL TERRITORIO, le aggregazioni insediative e le loro strutture urbane nella 'decima regio'. Alcune linee per l'archeologia della 'civitas Venecia' in Storia di Venezia, I, Roma c.s.

Si possono ben intendere allora, con il medesimo proposito di cui si diceva, gli espliciti riferimenti di Cicerone come

« il fiore e la forza della pen’isola », nonché come

« salda sicurezza dell'impero del popolo latino, l'ornamento della sua dignità » (78).

(78) CICERO, Orator, 34; Phil., III, 5, 13. Cfr. anche TAC., Hist., II, lt, 1.

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