LA NAVIGAZIONE ISOLE SPARSE VENEXIA
da Luigi Gigio Zanon
«Porti di mare (Ste Ave Mari e) Grande endolaguna, su Isole di pali»
di Liana Martone
Frederik C. Lane nella sua Storia di Venezia cita un vecchio proverbio secondo il quale «i nemici della Laguna 5{)no tre: la terra, il mare, l'uomo».
L "interesse veneziano per la terra e i suoi fiumi è ricco di testimonianze. Fin dall'866, dopo aver vinto Comacchio, la più pericolosa rivale, Venezia poteva controllare le foci dei fiumi che penetravano nel nord Italia.
Nei secoli IX-X-XI i battelli viaggiavano in convogli lungo i fiumi per non cadere nelle mani dei signori delle regioni attraversate. Le barche fluviali erano soggette a regolamentazione governativa, con rigidi controlli nel passaggio dalla Laguna ai fiumi.
I battelli venivano marcati con una sorta di staffa (chiave), che serviva a segnare la linea di carico; se la chiave appariva sommersa il battello veniva multato.
Dopo il 1000 Venezia si volge dai fiumi al mare, pur senza perdere di vista il controllo dei corsi d'acqua. L'istituzione di magistrature e provvedimenti in materia di acque si susseguono quasi senza interruzione, e nei secoli XIII e XIV si moltiplicano le norme di salvaguardia dei lidi.
Dopo i Soprastanti ai Lidi (1275), nel 1282 viene istituita la Magistratura del Piovego, con estese competenze, mentre nella seconda metà del XV secolo Venezia dà il via a una serie di interventi sui fiumi del bacino lagunare
Nel Ì48l a Stra viene utilizzata la prima chiusa a due porte, per facilitare la navigazione dei fiumi. Quindi vengono istituiti il Magistrato alle Acque (1505), con giurisdizione sulla Laguna e i fiumi; il Magistrato del Beni Inculti (1556), che si occupa di canali interni e bonifiche di terreni mediante «retratti»; l' Ufficio dei Provveditori dell' Adige (1586) e il Magistrato dell'Adige (1678).
Dopo la guerra con Ferrara (1482-84), Venezia controlla il corso inferiore dell' Adige, una delle più importanti vie d'accesso all' Adriatico per le merci provenienti dall'Inghilterra e dall'Olanda.
Per alcuni secoli Venezia ha sul fiume Adige «un porto di mare in terra» e in Contrada S. Marco alle Carceri di Verona i mercanti veneziani possiedono un fondaco con casa riconosciuto «zona franca».
Da un documento del 1596 si apprende che le merci da Anversa venivano inviate a Bruxellles e a Magonza da dove, trasferite su carri, raggiungevano il Tirolo fino ad Egna; qui, caricaate su zattere, lungo l'Adige arrivavano a Verona e Venezia. Un tragitto alternativo era: Magonza Norimberga - Augusta - Innsbruck - Bolzano - Verona.
Per preservare buone posizioni alle manifatture veneziane sui mercati stranieri, la Serenissima aveva vietato il transito via fiume dei prodotti di lusso (sete e lane pregia te) provenienti dalla Padania e dal resto della penisola.
Per controllare le merci in transito a Verona, aveva invece istituito un rigido servizio fin dal XV secolo con la Dogana dell'Isola, sulla sinistra dell'Adige, per le merci provenienti dalla Germania e dal Nord (la più importante) e la Dogana del Ponte Navi, sulla destra del fiume, per le merci provenienti da Venezia.
L'Ufficio dei Provveditori dell'Adige, istituito a metà del '500, era composto da tre senatori che sorvegliavano il corso del fiume, controllavano gli argini, vigilavano sulle merci in transito, sovrintendevano alle installazioni industriali.
Particolari norme sanitarie per evitare che merci infette diffondessero epidemie furono emanate soprattutto dopo la peste del 1575.
Le operazioni di disinfezione cui erano sottoposte merci e persone venivano chiamate «sboro» o «espurgo», così come il luogo dove erano compiute (in genere situato alla periferia della città, vicino ai corsi d'acqua).
Dopo la peste del 1630 fu necessano costruire uno stabile per i colli di merci in transito, che venne ampliato nella prima metà del Settecento e diviso all'interno in due parti.
Nel 1748 venne inaugurata la Dogana di San Fermo, vasta, funzionale ed elegante, ma dopo un decennio il commercio atesino cominciò a declinare, perché l'Austria perfezionava ad Ovest la rete stradale dei Grigioni (dove affluivano le merci dal Nord Europa) e ad Este potenziava i porti di Trieste e Fiume, dove affluivano le merci dalla Boemia, dalla Slesia e dalla Moravia.
I barcaioli e gli zatterieri operanti sull' Adige erano riuniti in associazione fin dal XII secolo.
Da Laives-Bronzolo le imbarcazioni scendevano trasportate dalla corrente e risalivano trainate da dieci-dodici cavalli.
Da Bronzolo a Trento il viaggio durava mezza giornata; da Trento a Verona due giorni.
I posti di attracco più importanti erano a Bronzolo, Laives, Egna, Salorno, San Michele, Sacco: quest'ultima ottenne nel 1714 il privilegio esclusivo della fluitazione e fondò la celebre «Compagnia Spedizioni di Sacco».
Le zattere usate erano lunghe fino a 28 metri, larghe 5-6 e avevano da 4 a 7 timoni.
La navigazione fluviale cessò nel 1858, con la costruzione dellla ferrovia del Brennero e delle moderne strade. La fluitazione, antico sistema di far giungere i tronchi a valle, continuò invece fino al 1913.
Nessun commento:
Posta un commento